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mercoledì 22 agosto 2007

Il cucchiaio d'argento

Nella moderata canicola d'agosto, il Ministero Economia e Finanze smaltisce le richieste di interpello ricevute negli ultimi mesi e la raccolta di risoluzioni diventa pingue, più che durante la normale attività feriale. Capita così di imbattersi in documenti interessanti che meritano un'attenzione altrimenti rivolta a più amene faccende. Prendiamo il caso della Risoluzione n. 222/E del 10 agosto, a proposito di IVA e mense scolastiche. Il quesito posto dal Comune X è piuttosto articolato: la gestione del servizio mensa è stata effettuata direttamente dall'ente fino all'anno scolastico 2005/2006. L'anno successivo il servizio è stato esternalizzato ad apposita società commerciale. Per il prossimo anno scolastico si sa solamente che il Comune intende richiedere agli utilizzatori dei locali un canone impropriamente definito 'per la concessione'. Ciò fa comunque supporre che il servizio sia ancora affidato all'esterno, senza però chiarire attraverso quali modalità operative. La differenza, si capisce, non è di poco conto. Nel caso in cui il servizio sia gestito integralmente da una società specifica che eroga i pasti e ne introita il parziale corrispettivo direttamente dagli utenti, addebitando al Comune la sola differenza tra costi e ricavi, quest'ultimo non potrà considerare rilevante a fini IVA il servizio stesso. Qualora invece il Comune abbia appaltato la sola erogazione dei pasti, introitando direttamente la tariffa dai genitori, e mettendo a disposizione dell'erogatore appositi locali, il servizio sarà senz'altro rilevante. In realtà, all'ente preme di conoscere il parere del Ministero su una questione collaterale ma finanziariamente impegnativa: è possibile detrarre l'imposta versata sulle fatture addebitate per la realizzazione di un edificio da adibire appositamente a locale mensa? L'interpellato, come accade spesso, la prende molto alla larga. Anche perché, come vedremo in conclusione, la questione così come posta dal Comune non appare chiarissima. Il ragionamento del MEF sembrerebbe, al contrario, un modello di impeccabile logica: 1) Il DPR 633/1972 prevede che lo svolgimento di attività commerciali presume l'esercizio di impresa, anche quando è effettuato da enti pubblici; 2) Tra le attività commerciali rientra senz'altro la gestione di una mensa scolastica; 3) Quindi il Comune che somministra pasti agli alunni delle scuole di ogni ordine e grado è soggetto attivo IVA, con applicazione dell'aliquota agevolata del 4%. Fin qui, però, nulla di nuovo. Così come alcuna risposta specifica al quesito si dà ricordando, nei successivi paragrafi, come si esercita il diritto di detrazione. Il Ministero, in un eccesso di argomentazione, spiega anche che coloro i quali tengano impropriamente la contabilità IVA dell'attività commerciale è negata la possibilità di esercitare il suddetto diritto. La qual cosa non rileva, come i cavoli a merenda. Come solo indirettamente può interessare sapere che il diritto alla detrazione "sorge fin dal momento dell'acquisizione dei beni e servizi", perché l'ente ha subito chiarito che il nuovo edificio sarà utilizzato come locale per la mensa scolastica. Sulla "fattispecie concreta", dunque, si forniscono delucidazioni solo nell'ultima pagina. Più che altro, il Ministero si premura (in un passaggio addirittura sgrammaticato) di confermare che la soluzione prospettata dal contribuente (sì alla detrazione d'imposta) è corretta, senza però dirlo chiaramente. Utilizza, infatti, la seguente espressione: "qualora intenda destinare (e di fatto andrà a destinare) il costruendo immobile", capolavoro di ambiguità. Nel gran fumo dei periodi ministeriali, non mi sembra invece di intravedere un chiarimento del dubbio centrale della vicenda. E' pacifico, innanzitutto, che, nell'anno scolastico 2005-2006, il diritto alla detrazione sussisteva, il Comune gestendo in economia il servizio. E' altresì certo che questo diritto non poteva sussistere (come implicitamente riconosciuto dallo stesso interpellante) nell'anno scolastico 2006-2007 durante il quale una società esterna svolgeva il servizio in modo diretto. E per il futuro? Il Comune non dice chiaramente (o almeno l'Agenzia delle Entrate non lo riporta) quale sarà la modalità di espletamento del servizio. Scrive infatti il Comune: "Con la nuova gara di aggiudicazione del servizio (...)". Espressione vaga che si presta a ogni soluzione (compresa quella in economia). Si conosce solo la destinazione finale dell'immobile. Evidentemente, se dovesse essere confermata la gestione diretta da parte della società, il servizio rimarrebbe irrilevante ai fini IVA per il Comune (essendo rilevante per la società commerciale), a nulla rilevando il fatto che, per l'uso dei locali l'ente addebiti a questa società un importo a titolo di canone d'uso. L'unico appiglio è contenuto nella soluzione interpretativa prospettata dove si dice che il servizio "mantiene tale rilevanza nell'anno scolastico 2007-2008", ma è una sorta di autocertificazione dell'ente. Il vero dubbio del Comune, secondo me, riguardava l'anno scolastico appena terminato. E, checché ne pensi il Ministero, non credo sia possibile venire incontro alle esigenze dell'ente.

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