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martedì 21 agosto 2007

Carta canta

La corsa alla semplificazione amministrativa rischia di travolgere le buone come le cattive intenzioni se non si aggiusta il tiro per impedire lo spreco di munizioni. La lodevole iniziativa che, nel giro di poco più di due anni, dovrebbe concludersi con l'assottigliamento dell'attuale miriade di testi legislativi, arrivando a selezionare esclusivamente quelli sul cui vigore non può dubitarsi, corre il serio rischio, secondo me, di lasciare insoddisfatti gli operatori del diritto che, peraltro con giusta trepidazione, appoggiano l'ardua impresa. Ciascun Ministero è stato incaricato di setacciare il settore normativo di propria competenza per estrarne le agognate pepite da lustrare e esporre al pubblico. Parliamo, complessivamente, di non meno di 200.000 provvedimenti, escludendo i regolamenti attuativi, per ora tenuti nei capienti cassetti del legislatore. Pare che il criterio di selezione sia grossomodo rappresentato da una data spartiacque: tutto ciò che la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato dal 1970 in poi avrebbe l'alta probabilità di essere attualmente vigente, quindi da conservare. Prima di allora, invece, scatterebbe automaticamente una sorta di presunzione di obsolescenza, da verificare e dimostrare ovviamente caso per caso, con una singolare ma inevitabile inversione dell'onere della prova. Può darsi che il metodo adottato dal comitato tecnico sia troppo vago, ma, da un lato, un sistema operativo doveva essere in ogni caso trovato e, dall'altro, ogni norma sarà vagliata comunque, nella speranza (tacita) che possa finire nella vaschetta degli scarti, ridimensionando la banca dati finale. Pare che la critica principale piovuta sui resistenti capi degli sfoltitori sia che l'operazione risulta fin da subito parziale: non va giù che si lavori di mietitrice esclusivamente sulle leggi, quando contemporaneamente si poteva metter mano anche alle decine di migliaia (a esser ottimisti) di decreti attuativi e ottenere un risultato completo e fruibile. Si dice: al termine del lavoro, sarà necessario ripartire da capo per rintuzzare i regolamenti, tanto valeva farlo subito. A questa obiezione nessuno offre risposte plausibili, lasciando intendere che l'opera intrapresa è già sufficientemente titanica senza doverla ampliare oltre ogni misura. Buona regola sarebbe, però, replicare alle critiche senza ricorrere alla giustificazione preventiva. Meglio dire subito che le risorse sono limitate e che per completare il lavoro ne servirebbero molte di più. Saremmo, se non altro, tranquillizzati sul fatto che anche chi si è fatto paladino del taglio è consapevole dei suoi limiti. Peraltro, il bersaglio scelto dai detrattori mi sembra sfuocato. Perché è vero che una raccolta aggiornata di norme di grado primario senza il parallelo rinnovamento di quelle di rango secondario è come pulire i vetri di una finestra da un lato solo, ma se l'obiettivo a cui tendere è un'asettica collezione di testi di legge (al massimo raggruppati per settore), non ne vedo i vantaggi pratici. Voglio dire che una selezione così accurata dovrebbe tendere alla sospirata realizzazione di una serie di testi unici che non sono, come ognuno sa, la semplice collazione di norme omogenee, ma raccolte coordinate e definitive dalle quali ricavare il principio che interessa quando interessa, senza rincorrere fonti plurime e dotarsi di scrivanie dalla superficie chilometrica. "Nei tuoi sogni, forse", sento già le voci in sottofondo. Sarà, ma mi chiedo a cosa serva allora profondersi in uno sforzo comunque così importante se, per ottenere lo stesso risultato per ora previsto, basta abbonarsi alle ottime raccolte on-line oggi in commercio. Qualcuno prevede che questa fase, probabilmente, ci sarà. In verità, avrebbe dovuto rappresentare il vero obiettivo a cui tendere, fin dall'inizio.

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