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mercoledì 25 luglio 2007

Sotto il vulcano

C'è sempre da imparare. Al collegio dei revisori del Comune di Napoli servono ben 157 pagine per completare la relazione sul rendiconto 2006. Si tratta di un vero e proprio tomo che immagino in pochissimi abbiano letto da cima a fondo. In verità, sembra che a leggerlo a tratti sia stato anche l'assessore al bilancio. Dalla lunga dissertazione emergerebbe, tra l'altro, che non è stato attivato un efficace controllo di gestione, che le spese per il personale siano in poco tempo esplose, mettendo a rischio gli equilibri di bilancio, che l'indebitamento pro-capite del Comune sia raddoppiato nel giro di appena tre anni. Queste osservazioni, in sé, potrebbero non bastare a dare parere negativo sulla proposta di rendiconto: perché il controllo di gestione non è obbligatorio neppure negli enti di maggiori dimensioni, perché la spesa sostenuta in più per il personale può, eventualmente, far scattare sanzioni per il mancato rispetto del Patto di stabilità, perché, infine, se l'indice di indebitamento teorico, pur raddoppiando, è rimasto nel limite percentuale stabilito dalla legge, anche i parametri di deficitarietà restano intatti. Restano, però, osservazioni pesanti, che dovrebbero quantomeno preoccupare gli amministratori interessati. Al contrario, risulta all'assessore che la relazione sia assolutamente positiva. E a corollario di questa tesi porta a sostegno le considerazioni sulla riduzione della spesa corrente, sul riordino delle società partecipate, sull'aumento delle entrate proprie. Sembra di assistere a quei dopo-elezioni nei quali nessun partito a perso, anzi, hanno vinto tutti. E' pur vero che in tante pagine ognuno può trovare argomenti per non sentirsi messo in discussione: basta, in effetti, uno slancio di buona volontà e, a meno che la relazione non si concluda con un esplicito rifiuto di certificare i conti, tutto si tiene. Trattandosi di finanza pubblica, però, sarebbe più coerente lasciare queste discussioni alle sedute consiliari, dove notoriamente maggioranza e minoranza non sono d'accordo neppure sul colore del cielo. E infatti, il balletto delle accuse e delle repliche continua da giorni. Non ricordo che i verbali dei collegi sindacali nel settore privato siano oggetto di tali contraddittorie osservazioni. Lì non sembrano esserci zone grige: la relazione esprime un parere conclusivo che può essere solo positivo o negativo. E in un caso e nell'altro non ci si avventura in terreni paludosi per cercare di dimostrare il contrario a tutti i costi. Se uno dei più frequenti effetti della politica è quello di snaturare gli eventi per piegarli alle proprie esigenze di propaganda, non significa che i revisori debbano soggiacere a questo gioco non proprio trasparente. Perché non usano gli stessi mezzi di comunicazione per ribadire la propria posizione?

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