Too Cool for Internet Explorer

domenica 22 aprile 2007

Scampoli d'assenza

La verve con la quale Pietro Ichino propone temi di discussione sull'efficienza nella pubblica amministrazione è davvero encomiabile. Non si è mai visto tanto entusiasmo nel proporre argomenti che tendono a dimostrare l'immobilismo dei dipendenti pubblici e la loro refrattarietà a qualsiasi riforma che ne riduca i privilegi, ben tutelati da un sindacato tra i più potenti al mondo. E' una battaglia che, da appartenenti alla pubblica amministrazione, condividiamo integralmente. Anche perché c'è P.A. e P.A., e all'interno della stessa tipologia di enti si possono riscontrare differenze enormi che cambiano drasticamente la prospettiva di osservazione. Prendiamo ad esempio l'ultima polemica in ordine di tempo, quella sull'assenteismo. Senza voler fare di tutta l'erba un fascio, il Lenzuolo rosa ha proposto uno schema dettagliato sulle assenze (che comprendono anche le ferie godute) negli uffici pubblici messe a confronto con le percentuali riscontrate nel settore privato (20,1% del tempo di lavoro se ne va in malattie, congedi e permessi), distinguendo fra: enti pubblici non economici (27,4%), Agenzia fiscali (24,3%), Sanità (23,3%), Enti di ricerca (21,2%), Ministeri (20,8%), Regioni e autonomie locali (19,9%), Università (19,5%), Scuola (17,7%) e Presidenza del Consiglio (15,0%). Il dato relativo al nostro settore è, già a livello aggregato, significativo per smentire la fandonia del dipendente comunale fannullone professionista. Il Lenzuolo ci mette del suo, però, perché titola a sei colonne: "Vibo, in Comune malati per 25 giorni". Ora, è vero che il riferimento è puntuale e chiama con nome e cognome i responsabili, ma: 1. L'indagine prende in considerazione i soli capoluoghi di provincia, dove gli organici sono certamente molto più sostanziosi e le assenze più facili da assorbire. 2. Si lascia a un brevissimo inciso all'interno del pezzo di commento l'osservazione che "ci sono i tanti piccoli comuni dove l'assenza di un dipendente viene evitata in ogni modo perché blocca la macchina amministrativa." Senza mettere in dubbio la buona fede del titolista, non mi sembra un buon servizio alla completezza informativa far passare l'idea che i comuni siano le pecore nere dell'assenteismo, sperando di cavarsela con l'obiettività attraverso uno striminzito capoverso. E' una solfa che, in generale, non ci piace ascoltare, soprattutto perché siamo quotidianamente a contatto con un'utenza che, mediamente, non ha un'alta opinione di noi. Se abbia torto o ragione è argomento su cui si può discutere a lungo, ma senza assegnare a priori la patente del peggiore. Più che di assenze, infatti, si dovrebbe discutere di metodi di valutazione. Quest'ultimo è una specie di tabu, vuoi perché, a differenza del privato, le misure disciplinari sono comunque meno efficaci, vuoi perché non si è diffusa in modo capillare una classe dirigenziale (vedi, soprattutto, segretari) pronta a promuovere un adeguato sistema di incentivi e di sanzioni. Discutiamo allora della reale efficacia dei nuclei di valutazione e di come essi rappresentino negli enti più piccoli un doppione poco utile a innalzarne l'efficienza. E' un compito che potrebbe essere assegnato direttamente al revisore dei conti, unico organo esterno in grado di non lasciarsi influenzare da simpatie o avversioni.

0 Comments: