..o, almeno, dovrebbe esserlo. La vecchia citazione del sempre attuale Bogey aveva il sapore di un saggio richiamo allo straordinario ascendente del quarto potere sui primi tre, perché non pensassero di fare impunemente il loro comodo. Utilizzando quella frase come affermazione di un principio, dal punto di vista del giornalismo anglosassone, versante liberal, scrivere un articolo equivale innanzitutto a verificarne le fonti e solamente dopo a mettere nero su bianco quanto da queste appreso. Inoltre, per meglio sottolineare il maniacale (ma tutt'altro che effimero) rapporto tra chi firma il pezzo e il pezzo stesso, quasi tutti i giornali al di là dell'oceano e una buona fetta di quelli Oltremanica propongono quotidianamente una colonna di rettifiche degli errori commessi in edizioni precedenti (fosse anche solo per precisare che il nome di quello scrittore africano si scrive Jelloun non Jalloun). Non fossimo abituati alla sciatteria con la quale anche i nostri giornali di 'qualità' sono talvolta composti, dovremmo indignarci quotidianamente per la mancanza di rispetto nei confronti dei lettori. Che non è tanto quella di scrivere strafalcioni, ma quella (molto più grave, perché esercitata surrettiziamente) di non provare neppure a correggerli. L'unica possibilità che questo accada è, in verità, la minaccia di un'azione legale da parte di qualcuno che si ritiene danneggiato dalle circostanze non verificate citate in un articolo. Altrimenti, in ogni altro caso, gli errata corrige sono come mosche bianche e per questo motivo appaiono quando fa comodo all'editore. Se non sbaglio, fino ad oggi, un solo quotidiano italiano ha nominato il cosiddetto 'garante del lettore'. Questa figura un po' misteriosa che dovrebbe vigilare sull'uso corretto di un potere tanto esteso, però, è rimasto un caso isolato. Anche in quel quotidiano il garante è semplicemente un elegante paravento, non il responsabile di un ufficio che ogni santo giorno si prende la briga di setacciare quanto è stato scritto (con l'aiuto benefico delle segnalazioni dei lettori, naturalmente) e, se del caso, procedere nei giorni successivi a rettificarne le magagne. E se questo è vero per l'informazione politica, a maggior ragione dobbiamo pretendere uguale attenzione per quella professionale. Sarebbe sufficiente che ogni giorno, sul Lenzuolo rosa come sullo Struzzo giallo, apparisse quella benedetta rubrichetta (una colonna, suvvia, non di più) per restituire d'incanto credibilità a un giornalismo spesso autoreferenziale, sempre compiacente del proprio ruolo. Vendere più copie è indispensabile per restare sul mercato con autorevolezza. Per conquistare quest'ultima, però, non bastano i nomi altisonanti in fondo agli articoli. Per questo motivo, mi faccio promotore di una petizione per chiedere a entrambi i quotidiani finanziari, dai quali ricaviamo buona parte delle informazioni sulla nostra attività, di istituire una rubrica settimanale di correzione degli errori. Se anche voi siete d'accordo, scrivetemi all'indirizzo e-mail mrdelay@katamail.com.
lunedì 9 aprile 2007
E' la stampa, bellezza...
Pubblicato da Massimo Monteverdi alle 20:22
Categorie: Petizione, Quotidiani finanziari
Subscribe to:
Commenti sul post (Atom)
0 Comments:
Post a Comment