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domenica 11 febbraio 2007

Non piace a troppi

Parafrasando un vecchio film con la Bardot, si potrebbe dire: "Non piace a troppi". L'avvicinarsi della scadenza per l'approvazione del bilancio 2007 ha fatto scoprire le carte delle amministrazioni comunali. Il grande flop della stagione si chiama: imposta di scopo. Saranno molto pochi i Consigli comunali che vi ricorreranno per finanziare una quota del costo di un'opera pubblica. Il Sole-24 Ore di oggi ne fornisce un rapido resoconto, demograficamente trasversale, poiché coinvolge le grandi città e i comuni di minori dimensioni. L'insuccesso è alimentato da una serie di svantaggi, anche concomitanti, che rendono addirittura rischiosa l'introduzione del tributo. Si va infatti dalla possibilità che l'opera progettata non possa essere iniziata per ragioni esogene (una procedura di esproprio, ad esempio), innescando una procedura di rimborso che può comportare anche elementi di danno erariale a carico degli amministratori (verosimilmente dei consiglieri che ne hanno approvato l'introduzione), alla vera e propria idiosincrasia che le amministrazioni provano nei confronti di un'imposta (sempre che sia corretto definirla tale) che funge da addizionale all'ICI, il tributo più inviso ai Sindaci d'Italia. Si chiedono, infatti, i Sindaci più rappresentativi perché debbano essere solo i soggetti passivi ICI a finanziare la quota dell'opera pubblica. In ogni caso, pare che il problema concreto non si porrà in maniera statisticamente rilevante, e l'imposta potrebbe rapidamente essere destinata alla rottamazione.
Vorremmo qui aggiungere alle considerazioni del quotidiano milanese, un'altra ragione dello scarso appeal della IdS. Una ragione molto meno politica e più di opportunità tecnica. Ricapitolando: l'IdS è un tributo, quindi deve essere introitato al titolo I. Finanzia una spesa d'investimento, che quindi deve essere imputata al titolo II. Prima complicazione: per i cinque anni di applicazione, l'ente deve andare in avanzo economico; non è un problema in sè, ma la chiarezza dei documenti di bilancio rischia di andare a farsi benedire.
Non c'è dubbio, inoltre, che la sua contabilizzazione pone qualche disagio supplementare. Dovendo scorporare l'IdS dall'ICI introitata, sarà necessario ad ogni accredito suddividere quanto di competenza della prima e quanto della seconda. Tenendo conto che da giugno il contribuente potrà utilizzare il mod. F24 per il versamento dell'ICI, sia che la riscossione passi attraverso un concessionario o che sia gestita direttamente, sarà più complicato accedere rapidamente ai dati d'incasso e operare la corretta divisione delle somme.
Niente di insormontabile, certamente. Ma un inutile aggravio di procedure del quale non si sentiva davvero la necessità.

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