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martedì 27 febbraio 2007

La pizza nel cassonetto

La lettura del veloce libro di Luigi Furini ("Volevo solo vendere la pizza", date un'occhiata alle Buone letture, nella colonna di sinistra) è, per molti versi, educativa. La lotta impari tra un neo-imprenditore del commercio e la burocrazia ricorda precedenti di alta letteratura come Don Chisciotte alle prese con i mulini a vento. A parte un intermezzo sul versante privato che coinvolge il giornalista e, soprattutto, l'inquilino (sedicente dentista) di un appartamento da lui posseduto in una brutta storia di spaccio e degrado, al centro del racconto c'è un anno (o quasi) di soldi spesi per controlli, corsi, multe, ricorsi e chi più ne ha, più ne metta. La sensazione è indubbiamente quella di essere nel paese più kafkiano che esista. Facciamo due piccoli appunti all'intera vicenda. Il primo è inutilmente benaugurante. Di tutti gli uffici pubblici che il nostro si trova a frequentare per ottenere permessi e autorizzazioni varie, l'unico che (a parte le immancabili marche da bollo) gli consente di avere il necessario nel giro di ventiquattr'ore è quello comunale (per l'esattezza, la polizia municipale). E' una goccia nel mare, e un esempio casuale forse, ma ci fa stare dalla parte meno impervia della burocrazia. Il secondo è, purtroppo per Furini, una constatazione da Ufficio tributi. Infatti, egli descrive con minuzia di particolari tutti gli adempimenti, anche fiscali, che prima di aprire l'attività e nel suo breve corso ha dovuto rispettare. A meno di una dimenticanza nel resoconto (o di una ritenuta irrilevanza a fini narrativi), balza subito all'occhio deformato (professionalmente) una mancanza. Non si fa mai cenno alla denuncia ai fini della tassa (o tariffa) rifiuti. L'autore si aspetti dunque fra qualche tempo un avviso di accertamento. Ma non aveva pagato profumatamente anche un commercialista?

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