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giovedì 22 febbraio 2007

La nuova frontiera

Si diceva ieri della indeterminata sorte dei provvedimenti attuativi della Finanziaria 2007. Tra questi, ve n'è uno che possiede un valore finalmente universale, unendo nelle aspettative positive enti minori e grandi centri. Al comma 893, infatti, si istituisce il Fondo per il sostegno agli investimenti per l'innovazione negli enti locali. Specificamente, si tratta di finanziamenti da destinare a "interventi di digitalizzazione dell'attività amministrativa", rivolti in modo particolare a facilitare i rapporti con cittadini e imprese. La somma stanziata non è mastodontica, benché comunque significativa, data l'assoluta essenzialità dell'obiettivo: 15 milioni di euro. In attesa che il decreto necessario per fissare criteri di assegnazione e erogazione esca dal pantano istituzionale di queste ore, è comunque interessante fare quattro conti per verificare quali misure un comune di piccole dimensioni (la tipologia più frequente nel territorio nazionale) può progettare per migliorare la qualità dei propri servizi. Nonostante la solennità di un termine come 'digitalizzazione', più prosaicamente alle realtà minori serve soprattutto un sistema informatico efficiente e stabile. Il costo rapidamente in calo dell'hardware rende più che conveniente investire ogni anno somme non impossibili per rinnovare il parco delle postazioni informatiche. I punti centrali diventano dunque due: la qualità del software applicativo e la costante formazione degli addetti ai lavori. E' inutile predisporre uffici con i migliori PC sul mercato se non si scelgono fornitori adeguati per la gestione delle procedure e se non si crede alla istruzione perenne del personale. Non è certo sufficiente qualche nozione di videoscrittura o fogli elettronici per ritenere di avere rispettato i criteri minimi di alfabetizzazione informatica. E questo è vero purtroppo anche per le categorie meno elevate: anche un collaboratore amministrativo non può essere ignaro di come funzioni un database e di come serva proteggerne costantemente l'integrità. Basterebbe dunque partire da qui. Un serio e rinnovabile programma di istruzione sulla gestione delle banca dati (vero cuore del sistema informativo di qualsiasi ente locale) insieme a un acquisto intelligente di applicativi che sul mercato non mancano. Sarà necessario spendere somme aggiuntive per farsi consigliare al meglio da un professionista del settore? E sia. Sarà sempre un esborso inferiore a quello attualmente verificabile in (quasi) tutti gli enti, terreno di caccia di commercianti hard/software molto più interessati a gonfiare il fatturato che a migliorare la qualità dei servizi digitali delle amministrazioni (e del resto, quest'ultimo non è davvero compito loro). Se, con il decreto, il Ministero dovesse chiedere indistintamente la realizzazione di progetti di innovazione particolare, potremmo reagire chiedendo invece di investire quote significative di quei fondi per dare a tutti gli enti un livello di informatizzazione decente. Ne guadagnerebbe quello che viene definito 'Sistema Paese' e, contemporaneamente, cittadini e imprese della singola realtà. Ovviamente, chi questi passi li ha già compiuti (e sotto questo profilo vi sono esempi di municipi davvero brillanti nella semplificazione attraverso la tecnologia) chiederà, al contrario, appoggio per traguardi più ambiziosi (la sete di innovazione non si placa, per chi si appassiona). Gli altri, che purtroppo sono maggioranza (mi piacerebbe essere smentito), stavolta dovrebbero alzare la voce e chiedere con insistenza di non raccoglierne solo i rimasugli.

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