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venerdì 19 gennaio 2007

....è partecipazione

Curiosa l'idea di questo Sindaco avellinese: l'altro giorno ha inviato a tutti i suoi concittadini una lettera, nella quale chiede di dare alla Giunta indicazioni su come destinare nel prossimo bilancio le risorse a disposizione dell'amministrazione. Siamo nel terreno minato del bilancio partecipativo, nella variante 'a domicilio', però. Le famiglie residenti dovranno, se vorranno, compilare una sorta di scheda nella quale indicheranno quali interventi (purché di entità limitata) ritengono necessari per migliorare la vita del comune, anche rispetto alle infrastrutture già esistenti (acquedotto, rete viaria) e ai servizi alla persona. Tuttavia, in questo modo, senza confronto diretto, la presunta democrazia partecipativa rimane a livello di sondaggio. Dimmi cosa vuoi e, se ho euro a sufficienza, vedrò di accontentarti. Salvo che la risposta dei duemila cittadini sia davvero massiccia. In questo caso, sarebbe davvero difficile esaudire tutti i desideri e gli amministratori dovrebbero selezionare gli interventi. Ma, avendo introdotto un meccanismo di partecipazione, stavolta ascolteranno (in senso proprio) i cittadini. «Questa nostra iniziativa -ha spiegato il Sindaco Vito Iuni - è un nuovo modo di amministrare coinvolgendo in pieno tutti i cittadini.» Ha ragione. Tanto che il vecchio modo se lo sono dimenticati un po' tutti. Ti eleggo, possibilmente sulla base di un programma chiaro, e poi controllo (lo Statuto come garanzia) che tu lo rispetti. Se devo aspettare che tu, amministratore, chieda a me elettore (che magari non ti ha neanche votato) come gestire la macchina comunale, si è inceppato qualcosa nell'ingranaggio democratico. Populismo? Forse no. Demagogia? La buona fede si presume, sempre. Piuttosto una malintesa interpretazione del rapporto delegante/delegato. E se nessuno restituisse il questionario?

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