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sabato 31 marzo 2007

Convergenze parallele 2

Dopo i quesiti preliminari, di cui abbiamo parlato nel post di ieri, ci si addentra nell'analisi di parametri fondamentali per approfondire il livello di crisi certificata dall'organo di revisione. A questo punto, infatti, la Corte arriva se le è stato suonato almeno un campanello d'allarme nella fase precedente. La prima sezione si apre con un riepilogo del quadro di verifica degli equilibri di parte corrente nel 2007 e nel 2006. Poiché il bilancio non può essere approvato se manca la copertura dell'eventuale saldo negativo, i prospetti sono proposti per determinare come quest'ultimo è stato coperto. Di fatto, la Corte intende seguire con attenzione la necessità dell'ente di utilizzare oneri di urbanizzazione per finanziare spese correnti. In un quadro successivo, infatti, è richiesto di riepilogare i dati di utilizzo che riguardano l'ultimo quadriennio (2004-2007). Insieme alle informazioni sui proventi delle sanzioni del Codice della Strada accertati nell'identico quadriennio, danno un quadro coerente della quota di entrate correnti che presentano un carattere di eccezionalità. Nel caso degli oneri, non basta, certo, la semplice autorizzazione normativa all'utilizzo (con elevate probabilità di modifica da un anno all'altro che, dunque, ne accentuano l'aleatorietà) per sostenere un'efficace politica di utilizzo delle risorse. Economicamente siamo infatti tutti d'accordo nel dire che non si può garantire l'equilibrio di un bilancio corrente con entrate straordinarie. Da qui a lottare a spada tratta perché ciò non si verifichi, ce ne corre. Quando le risorse correnti scarseggiano. O meglio, quando le richieste di spesa si gonfiano oltre misura, ci si appoggia volentieri sul cuscino rappresentato dagli oneri. Alla fine, per quanto può insegnare l'esperienza diretta, le lamentele più frequenti giungono dall'assessore ai lavori pubblici, giustamente irritato per la sottrazione di risorse al suo programma annuale. Se il giudizio sulla pratica contabile può essere negativo, la Corte peraltro non può sindacarla a meno che la percentuale di utilizzo sia superiore al consentito (ma, ribadiamo, ciò vuol dire che il bilancio è stato approvato in disequilibrio, nonostante, spero, i pareri negativi di ragioniere e revisori). Gli effetti patologici di questa abitudine si riverberano inevitabilmente sul risultato economico della gestione al termine dell'esercizio. Qui la Corte (che richiede i dati dal 2003) può farsi un'idea sullo stabilizzarsi di un costante ricorso agli oneri per salvare la barca, ma al di là di un osservatorio permanente sul precipizio non può andare (mi riesce difficile ipotizzare una raccomandazione al Consiglio di ridurre l'uso degli oneri a novembre). Più interessante, per altri versi, il prospetto sulla situazione di cassa che può evidenziare un ricorso al fido bancario più o meno intenso e dunque dare alle Sezioni regionali motivo di preoccupazione per una eventuale insostenibilità finanziaria degli impegni dell'ente. Quanto alle notizie sull'evasione di tributi locali accertata e sanzionata, esse possono far attribuire all'ente la patente di virtuosità fiscale, sempre che quel gettito possa incrementare in modo strutturale la base imponibile. Infine, la Corte chiede ai revisori di verificare l'utilizzo di plusvalenze da cessioni immobiliari per finanziare la restituzione delle quote capitale di mutui passivi. Un ulteriore tassello nel mosaico delle risorse occasionali, sul quale si posa sistematicamente l'occhio vigile della Corte.

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